Per la prima volta in cima ai Sibilini per un assiduo montanaro

Una classica; da Forca di Presta al Monte Vettore e Pizzo di Pretare


Se fatta in un giorno di scarso affollamento la salita alla cima del Vettore per il sentiero che sale da Forca di Presta è davvero remunerativa: si parte già da una quota discreta, si sale gradualmente lungo un comodo tracciato e la vista spazia in ogni direzione, fino al mare oppure verso le più alte cime dell’Appenino centrale .. insomma è una vera classica dell’escursionismo tanto che nella bella stagione e nei fine settimana attira forse un pò troppi estimatori, ma se si opta per la stagione fredda allora le cose cambiano e non poco!! E così assieme all’amico Stefano decidiamo di andare lassù in una bella mattinata di dicembre e subito veniamo ripagati della levataccia nel momento in cui, all’alba, il sole improvviso spunta fuori dal mare Adriatico: ci troviamo infatti all’inizio della strada che sale al valico di Forca di Presta quando, per una insolita combinazione di luci e di nubi basse e compatte che fanno da specchio, si accende una lama di luce che illumina la parte più bassa della montagna creando un effetto cromatico che, almeno io, non avevo mai visto in precedenza. Ci fermiamo un pò per ammirare lo scenario mentre sembra quasi che le rocce si stiano arroventate a formare un immenso braciere e con questa insolita immagine stampata nella mente saliamo di nuovo in auto verso gli ultimi tornanti. Arrivati al valico ci attende un vento teso da est non proprio benaugurante che imperversa sui nostri preparativi affrettandoli, e così dopo poco siamo pronti con lo zaino in spalla. Ci avviamo al sentiero assieme ad altri due escursionisti che hanno per obiettivo la discesa al lago di Pilato passando per il Rifugio Zilioli ma ben presto li perdiamo di vista, anzi devono aver proprio rinunciato perché non li abbiamo mai visti arrivare su: sarà stato forse per il vento sempre più impetuoso o per la coltre di nuvole che avvolgeva compatta le quote più alte, certo è che all’inizio della salita i presagi non erano dei migliori ma tant’è oramai eravamo lì e dopo aver percorso tanta strada in auto tanto valeva tentare la sorte .. e poi Stefano, che sul Vettore era già stato diverse volte con il bel tempo, sotto sotto desiderava un’escursione dai tratti un poco più selvaggia e, con il senno di poi, direi che è stato in parte accontentato!! A metà circa della salita il quadro della situazione sembra farsi abbastanza chiaro visto che il sentiero poco più sopra si perde dentro una coltre di nuvole scure e compatte: l’unica speranza a quel punto è stata che il vento, già bello sostenuto, rinforzasse ancora di più e magari cambiando direzione per sparigliare un pò le carte .. detto fatto, dopo poco monta una vera e propria buriana ma questa volta da ovest e nel giro di poco tempo sopra di noi si apre un cielo azzurro che svela all’orizzonte la sommità candida del Monte Vettore; anche il rifugio si staglia nel cielo mentre il tanto invocato vento inizia rendere la salita sempre più impegnativa!! Arriviamo al rifugio assieme a due ragazzi di San Benedetto e ci fermiamo per mangiare qualche cosa e fare un pò di fotografie dalla selletta subito sopra al rifugio che offre un panorama molto bello: in pratica adesso è il Redentore a farci da riparo, trattenendo le nuvole sul versante di Castelluccio mentre sul lato del Vettore del è tutto incredibilmente sereno. Intanto il vento imperterrito tira senza sosta e verso la sommità del Vettore si innalzano di continuo vortici di neve staccata dalle creste, un presagio di quel che ci attende lassù; la salita prosegue più o meno lungo la traccia del sentiero estivo ed in breve siamo alla prima croce e quindi sulla vetta da cui oggi si apre un affaccio d’eccezione sulla lunga e possente cresta del Monte Redentore con le sue tante cime .. tutto bellissimo solo che fare fotografie non mosse oggi è un’impresa ardua; di quando in quando si staccano pezzo di cornice di neve e veniamo investiti da orde di piccoli aghi ghiacciati che si infilano dappertutto!! Purtroppo l’equlibrio è reso a tratti precario dalle folate di vento e non ci si può sporgere oltre la croce di vetta per vedere il Lago di Pilato dall’alto che ghiacciato dovrebbe essere proprio un bel soggetto fotografico; anche un tentativo di mettere giù qualche cosa di calorico diviene un’impresa e ci tocca legare ogni cosa per non rischiare di vederla volar via. La sosta sulla vetta è necessariamente breve e così ben presto ci salutiamo con i due escursionisti che tornano verso valle per il sentiero normale mentre noi decidiamo di integrare l’escursione e scendere lungo la cresta est per arrivare sino alla Cima delle Pretare (altrimenti nota come Il Pizzo) con l’idea di trovare una angolo appena un pò più riparato dalla mole del Vettore .. ma la cosa si rivela ben presto assai illusoria ed anzi trovarsi a percorrere quella cresta innevata ed un poco esposta assume a tratti caratteristiche di una certa precarietà tra sferzate di vento da ogni lato e mulinelli di neve ghiacciata che di continuo ci strapazzano obbligandoci a volte a fermarci per mantenere più saldamente la posizione. Ad ogni modo pian piano raggiungiamo l’ultima gobba della cresta, che da quel punto precipita a valle, giusto il tempo di una fotografia e giriamo sui tacchi per riprendere subito la via verso la cima del Vettore; dal Pizzo in fondo è solo un chilometro di distanza ma il combinato disposto della salita su neve a tratti scivolosa ed il vigoroso vento contrario hanno reso questo breve tratto di cresta davvero interminabile. Una volta in cima finalmente non resta che scendere verso il rifugio, meta a questo punto ambitissima per fermarsi a mangiare finalmente al riparo. Nei pressi della Sella delle Ciaule incontriamo un altro escursionista che punta anche lui alla vetta e scambiamo qualche informazione sulla situazione che abbiamo incontrato, dopo di che filiamo nel locale di emergenza dello Zilioli e lì ci sembra di rinascere a nuova vita .. siamo praticamente dentro ad un frigorifero, ma comunque l’aria è ferma!! Passa non molto tempo e vediamo riapparire sull’uscio l’escursionista incontrato poco prima che saggiamente ha deciso di rinunciare alla cima del Vettore perché appena più in quota si è imbattuto anche lui in un vento che nel frattempo è ancor più montato di intensità. E’ allora una buona occasione per fare le presentazioni e scambiare qualche parola: il nostro amico è arrivato da Senigallia sobbarcandosi un lungo viaggio in auto da solo e pur non essendo riuscito ad arrivare sino in cima per le condizioni avverse ha gli occhi che brillano di soddisfazione per aver visto ancora una volta così tante cose, uniche, in una giornata dai forti contrasti. Mentre siamo li a raccontarci qualche aneddoto di escursioni fatte da quelle parti mi trovo a riflettere che è solo per via della nostra grande e comune passione che ci troviamo assieme, provenienti da luoghi così diversi e lontani, dentro quel piccolo locale ad oltre duemila metri, lontani da tutto a condividere un pezzo di cioccolata e dei pensieri tanto semplici quanto sinceri, come se ci conoscessimo da una vita! Parola dopo parola, avventura dopo avventura, se ne passa un bel pò di tempo e così dobbiamo a malincuore prendere la via del ritorno lungo il medesimo sentiero dell’andata sotto un sole scintillante ed un cielo più limpido che mai; una breve sosta nei pressi dell’ometto del Vettoretto, una cima-non-cima comunque riconfermata nella nuova lista dei 2000 metri, e poi ancora giù velocemente per il comodo sentiero sino al verde prato che tappezza la sella di Forca di Presta, giusto qualche sosta ogni tanto per uno scatto al paesaggio che sotto il sole del primo pomeriggio ha assunto delle bellissime tonalità di colori. Arriviamo all’auto dopo circa sette ore di marcia e di vento che ci ha strapazzato ben benino ma siamo molto, molto soddisfatti per come siano andate le cose in questo primo assaggio d’inverno sul Vettore, una grande montagna che oggi ci ha mostrato un inconsueto volto di solitudine.